ha perso le sue briciole
_le hanno mangiate i corvi_
ci sono sassi tinti di vermiglio
a segnalare strade tra gli acanti
pungenti desideri oltre le foglie
spogliano di vocaboli e vestiti
la voce che s’affaccia
chiede sempre la stessa percorrenza
_l’arrivo è una dimora inconsistente_
gli arredi si conformano al quadrante
nell’immobilità d’un corpo in ombra.
L’anta del suono ha il suo registro per
chiudersi quando
allo scadere delle luci fisse
s’accende una risata e deframmenta
il discovita
una risata per non farsi male.
Una risata per non farsi male, eh! ironia… della sorte., mannaggia! però Pollicina è bellissima.
Ciao
Car
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e cosa resta,Car,se non ridere di sé?…
ciao
grazie
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Bellissimo componimento, una rima perfetta che si lega alla pelle, è la mia fiaba preferita sai?
Pollicina
🙂
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Carla, una favola di cui si conosce il finale…
anche se a Pollicina sta venendo meno il coraggio.
ciao 🙂
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cara Cris, non si può riavvolgere il filo, neppure se i corvi digiunassero…e Pollicina è costretta suo malgrado a compiere il percorso…dai che ce la facciamo! ^_^
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già, cara Fran, non si riavvolge il filo, e né Arianna e né Pollicina possono sbaragliare il toro-orco-tempo…
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forse ha imparato la strada a memoria
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per tutte le volte che è tornata?…
ciao, Massimo.
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Dal pane abbondante della tavola familiare, dov’era gioia mangiare insieme anche in povertà, a quelle ultime briciole che Pollicina sparge nel disperato tentativo di ritrovare la strada di casa.
“Una risata per non farsi male” rimette a posto, in qualche modo, il disco vita.
Come se nella vita stessa, al suo interno, ci fosse un meccanismo che blocca la pienezza a cui aspiriamo.
E la nostra casa è dove qualcuno ricambia l’amore che abbiamo donato. Non si vive senza una risposta. Che bella poesia.
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perfetta sintesi, Mimma.
la strada di casa sembra irraggiungibile, ci perdiamo tra mille sentieri, senza bussola, o almeno così ci pare, e solo guardando le stelle riusciamo a trovare un barlume di orientamento.
ma spesso ci soffermiamo a cercare le briciole che non ci sono più…
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