Ho visto zampe di lucertola
tracciare sabbia di giardini zen
striare voci d’estensione
sopranica
si potrebbero udire
ali di moscerini prigionieri
battere ai vetri _morti d’abbandono_
fuori le vespe han fatto il nido
nella buca da lettere
i cognomi degli alberi
sono scanditi tra le foglie
ma nessuno li sente
sotto le desinenze bilobate
pennatosette rime tra gli stomi
rispondono presente
nell’immobilità del loro esistere.
(maggio 2011)
Lo sfascio del mondo è lo sfascio delle sue creature: quando richiami d’uccelli, frinire d’insetti, vespe tese a nidificare in luogo improprio, credi/ credo sia rimasto poco del vire ore rotundo, con meravigliata sofferenza per l’infinito che osa sbirciare da uno squarcio.
E’ una delle tue poesie più dure; il male è negli uomini non nelle altre creature.
Non cerchiamo alibi.
narda
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“nessuno uscirà vivo da qui”
solo l’immateriale, il pensiero, il quid autoconoscitivo, stando alle leggi della meccanica quantistica, potrà esistere in altre dimensioni… forse.
qui non c’è scampo.
un abbraccio, Narda, per essere entrata nei miei versi.
ciao
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