Come gli uccelli delle tempeste
goffi e impacciati sulla terraferma
intrepidi e tenaci nel volare
sospesi sulle ombre
fu così che imparammo a galleggiare
facendoci bastare un filo d’onda
_una speranza di burrasca_
per non morire di bonaccia
sul mare piatto della solitudine
sopravviviamo ad ogni abisso e
non ci distoglie il cielo
moriremo
nel nostro nido ai margini del mondo
Le parole hanno la forza di mettere al centro i margini.
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bellissima considerazione, Aitan!
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grazie crì. grazie!
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grazie a te, simo, ti abbraccio
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se restassi nel .nido sarebbe una gran bella cosa
.benchè ai margini
buona domenica Cristina
.marta
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Buon pomeriggio, Marta,
e grazie mille
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Ho scritto qualcosa di simile; il vole e il cielo è la nostra terra, qui siamo ondeggianti, insicuri , costretti ad un nido precario.
Ciao poetessa.
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è il nostro sentire, simile, e ciascuna lo esprime a proprio modo.
un caro saluto anche a te, poetessa.
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