Vestirsi dell’umore più idoneo
dare il buongiorno al cielo piovuto sul terrazzo
il miagolio d’un gatto
_ una fotografia senza soggetto_
Starsene fermi
su questo mondo che ci ruota sotto
perennemente in viaggio verso est
e dirsi in versi
forse nel tentativo di sottrarsi
non solamente al male
ma anche alla terribile bellezza
che annichilisce e ammalia
La terra è un campo coltivato a sassi
ci sono uova di pietra nelle tane
le covano gli uccelli della morte
:ne sgusceranno e sembreranno vivi
uomini tutti uguali
_diventeranno folle addormentate_
Sui balconi
vestirsi del saluto d’ogni giorno
scriversi addosso che la vita è vita
se si rimane svegli
E si, ci conviene stare ben svegli! Anche perché fermi fermi proprio non siamo… anche facendo niente viaggiamo sempre a più di 107.000 chilometri all’ora… attorno al sole. E poi come si dice: chi si ferma è perduto! La vita poi passa e mica ci aspetta…
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esattamente, Gioma,
siamo noi la vita, e siamo noi che le permettiamo di esprimersi…
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Lo “sturm und drang” della tua poesia con ampi riferimenti antropologici, filosofici e metafisici, sta cedendo il passo a una pacata (e sempre ironica) visione della vita e della morte. Mi piacciono sempre le tue metominie! 🙂
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grazie, cara Elis, di annotare i mutamenti delle mie “prove d’esistenza”…
le figure retoriche con me sono prepotenti: io nemmeno le conosco, e loro si appropriano dei miei pensieri e dei miei spazi bianchi… 🙂
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opsss! metonimie
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ti comunico il nuovo indirizzo del blog;
http://letturerilettureimpressioni.wordpress.com
(il mio) titolo questioni di libri, originato nel 2003, è uscito definitivamente di scena, ne troverai di simili in rete e anche su facebook (diffidare delle imitazioni)
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grazie di avermi avvisata, non voglio perdermi le tue deliziose dissertazioni letterarie!
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